Il Grifo e
l’Ancora. Ulteriore aggiunta.
I libri non ricordano i loro lettori.
Servono tutti umilmente e in silenzio. Sono piuttosto i lettori che, talvolta,
non sempre propriamente, lasciano tracce sulle loro pagine.
Tra gli umanisti era invalso il
costume di apporre sul libro una nota d’appartenenza, secondo la formula ex libris. Doveva servire al
riconoscimento della proprietà, ma in realtà esprimeva qualcosa di più: la
sottile vanità culturale di aver letto e studiato quel libro, e non quello solo,
che faceva parte di una raccolta personale. Con la proprietà, inoltre, ambiva a
mostrare anche la liberalità del possessore, attraverso la formuletta et amicorum, con la quale si dichiarava
la propensione a partecipare alle persone giuste le studiate carte.
La vanità intellettuale si esalta anche
nella condivisione.
Anche Angelo
Poliziano praticò questa formula relazionale. E’ cosa assai nota che nei libri
che gli sono appartenuti compaia la nota di possesso e la profferta di
condivisione. Naturalmente il vezzo del grande maestro fu imitato dai
tantissimi che ambirono a definirsi suoi allievi e seguaci.
E poiché
tale voleva essere, come si è visto, anche il lettore della nostra edizione del
Grifo, egli ebbe cura di annotare sotto la marca tipografica che chiude
l’edizione, il suo ex libris secondo
la formula consueta:
Joannis Marie de Sbrullis
et amicorum
Di Giovanni
Maria … e degli amici
"de Sbrullis" o "de Sbrollis"? Chi era
costui? E chi erano i suoi amici? Forse, prima o poi, questo nome potrà essere
riconosciuto come quello di un lettore attivo in qualche realtà geografica e
sociale, probabilmente italiana. Certamente, però, la sua fisionomia di lettore
e ammiratore dell’insegnamento del Poliziano è confermata anche dall’ex libris.
(Continua)