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sabato 7 luglio 2012


Il Grifo e  l’Ancora. Ulteriore aggiunta.




I libri non ricordano i loro lettori. Servono tutti umilmente e in silenzio. Sono piuttosto i lettori che, talvolta, non sempre propriamente, lasciano tracce sulle loro pagine.

Tra gli umanisti era invalso il costume di apporre sul libro una nota d’appartenenza, secondo la formula ex libris. Doveva servire al riconoscimento della proprietà, ma in realtà esprimeva qualcosa di più: la sottile vanità culturale di aver letto e studiato quel libro, e non quello solo, che faceva parte di una raccolta personale. Con la proprietà, inoltre, ambiva a mostrare anche la liberalità del possessore, attraverso la formuletta et amicorum, con la quale si dichiarava la propensione a partecipare alle persone giuste le studiate carte.

La vanità intellettuale si esalta anche nella condivisione.

        Anche Angelo Poliziano praticò questa formula relazionale. E’ cosa assai nota che nei libri che gli sono appartenuti compaia la nota di possesso e la profferta di condivisione. Naturalmente il vezzo del grande maestro fu imitato dai tantissimi che ambirono a definirsi suoi allievi e seguaci.

        E poiché tale voleva essere, come si è visto, anche il lettore della nostra edizione del Grifo, egli ebbe cura di annotare sotto la marca tipografica che chiude l’edizione, il suo ex libris secondo la formula consueta:


Joannis Marie de Sbrullis et amicorum

Di Giovanni Maria … e degli amici

        "de Sbrullis" o "de Sbrollis"? Chi era costui? E chi erano i suoi amici? Forse, prima o poi, questo nome potrà essere riconosciuto come quello di un lettore attivo in qualche realtà geografica e sociale, probabilmente italiana. Certamente, però, la sua fisionomia di lettore e ammiratore dell’insegnamento del Poliziano è confermata anche dall’ex libris.

        (Continua)

lunedì 4 giugno 2012

FRAMMENTI DI … DEVOZIONE. 4




         Le stampe che recano questo testo hanno avuto ampia diffusione, ma non è facile enumerarne le edizioni.

         Anche la loro attuale rarità non è ben valutabile, poiché non se ne trova traccia nei cataloghi ordinari delle biblioteche. L’Indice SBN ne tace. Raccolte particolari come la Bertarelli di Milano, dove la si vorrebbe trovare con qualche probabilità, delude, almeno nella ricerca on line.

         Una edizione stampata a Roma nel 1764 è ricordata come presente nel Museo Pitrè di Palermo (R. Cipriani, La preghiera come religione quotidiana, in: Le parole della fede…, Bari 1990, p.86)

         Ma questo testo devozionale ha ricevuto una ben più antica attenzione ed edizione in Inghilterra sin dal 1829. Il «Blakwood’s Edinburg Magazine», in una corrispondenza dal titolo: Sketches of Italy and the Italians, with Remarks on Antiquities and Fine Art, alle pagine 100-101, pubblica un’edizione di Napoli del 1815.

         L’edizione è considerata un documento caratteristico della mentalità religiosa degli Italiani.

         Ritornando al testo sin ora illustrato possiamo, a questo punto, definirne meglio fortuna e diffusione tracciandone una prima, e provvisoria, lista cronologica e topografica:

         Napoli, Macerata, 1724-1784

         Roma, 1764

         Napoli, 1815.

 (Continua)